mercoledì 13 luglio 2011

I mostri dell'Aldrovandi

Homo Fanesius auritus
Gallus Indicus auritus tridactylus
Il bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605), naturalista e botanico, è autore di uno dei testi più noti, in materia di mostri: la Monstrorum Historia, pubblicata postuma nel 1642. La versione che ci è giunta è però stata rimaneggiata da Bartolomeo Ambrosini (1588-1657), che ha aggiunto le proprie considerazioni e integrazioni con altri scritti. L'opera è caratterizzata da un certo rigore rispetto ai testi dell'epoca: non si trovano elementi magici, prevale l'esigenza di classificazione e di raccolta enciclopedica con una certa attenzione per l'osservazione naturale e l'illustrazione scientifica, anche se, quest'ultima non esce dagli schemi poco realistici del tempo. A Bologna Aldrovandi ha a disposizione un vero e proprio museo che raccoglieva all'incirca 11.000 esemplari di animali e vegetali, 7.000 piante secche e 8.000 disegni a colori. Nella sua classificazione dei mostri, Aldrovandi è interessato soprattutto alle cause della loro insorgenza che classifica in quattro tipi: per eccesso o per difetto di materia; per ibridazione tra animali di specie diverse; per l'influsso dell'immaginazione; per cause superiori e divine. Sulla prima causa lo scienziato non fa che riproporre le teorie degli antichi greci, in particolare Ippocrate e Aristotele: l'abbondanza o la scarsità di semenza durante il concepimento generano mostri per eccesso o per difetto. Seguendo Ippocrate, inoltre, spiega che anche le dimensioni della matrice - cioè l'utero - troppo larga o troppo stretta possono generare individui malformati, troppo grandi nel primo caso, o troppo piccoli e schiacciati nel secondo. Questo tipo di malformazioni, perciò, deriva da processi embriologici nei quali, per cause accidentali, la natura è impedita a svolgere il suo percorso. Da questo punto di vista i mostri sono dunque dei fenomeni perfettamente naturali. L'influenza di Aristotele si sente anche a proposito degli incroci tra diversi animali. Qui, tuttavia, Aldrovandi si mostra meno rigoroso del filosofo greco - che aveva limitato la possibilità di questi eventi - e descrive numerosi improbabili ibridi fantastici come il capriasino (incrocio di un caprone con un'asina), l'hippotaurus (cavalla e toro), il cicursus (capro e scrofa), l'equicervus (cervo e cavalla). Addirittura, per spiegare l'esistenza di alcune popolazioni mostruose come i cinocefali o altri popoli fantastici, viene ammessa l'ibridazione tra l'uomo e gli animali: capra e uomo, cane e donna e così via. 

Infans [..]^,
 cum promuscide, & capitibus animalium
Tra le cause naturali che portano alla formazione dei mostri si ritrova in Aldrovandi (come in Lemmio e Paré) la concezione del coito con la donna mestruata. Il tabù delle donne mestruate aveva origini antichissime e si ritrova in molte culture, tra cui quella ebraica e cristiana. Nelle sacre scritture la donna in quel periodo viene considerata come un essere immondo che deve essere isolata e necessita di riti di purificazione (Levitico). Un'altra causa dell'insorgenza dei mostri è individuata nel ruolo che avrebbe l'immaginazione della madre durante l'atto sessuale o durante la gravidanza. Anche in questo caso, vale la pena di ricordare che nella Bibbia (Genesi 30, 31-43) Giacobbe parla di alcune le pecore che avevano partorito agnelli striati perché negli abbeveratoi erano stati piantati dei rami a strisce. L'idea che le fantasie della madre potessero imprimere al feto forme mostruose è una credenza molto antica che si ritrova in tutte le epoche sino al tardo '700 e che sopravvive sino ai giorni nostri nelle credenze popolari dell'origine delle "voglie" dei neonati.

Le credenze degli antichi si risentono in modo evidente anche a proposito della quarta categoria di mostri, quelli dovuti a eventi miracolosi, astrologici e divini. Queste cause consentono ad Aldrovandi di spiegare i fatti più incredibili, come le uova d'oca che contenevano un'effigie umana con vipere al posto dei capelli, o con colli e teste d'oca. Questi eventi venivano per lo più interpretati come ammonimenti divini contro una vita empia.Tra le narrazioni fantastiche si ritrova quella dell'uccello manucodiata, che si riteneva privo di piedi e, perciò, perennemente in volo; la descrizione dell'unicorno e dei poteri anitivenefici della sua escrescenza; il ritrovamento nella campagna di Bologna di un dragone a due zampe (probabilmente un rettile gravemente malformato) i cui resti essiccati furono conservati nel museo.  Nelle illustrazioni di Aldrovandi - nello spirito dell'epoca - non c'è nessun realismo: le fonti dei disegni si basavano in gran parte sui fortunati libri degli antichi, perpetuandone l'iconografia fantasiosa.  In ogni caso, anche quando gli illustratori avevano a disposizione dagli esemplari del museo da riprodurre, si trattava di reperti per lo più essiccati e la filosofia che guidava le loro illustrazioni era quella di accentuare le somiglianze che intravedevano e non di riprodurre fedelmente l'esemplare. In questo modo, seguendo criteri artistici più che scientifici, prendevano forma i fantastici mostri quadrupedi con la testa di uccello, i draghi alati e via dicendo. 
Le raffigurazioni dei feti mostruosi, per esempio, sono indicative: i disegni raffiguravano il mostro come sarebbe stato se fosse diventato adulto, includendo così tutto il retroterra teorico, mitico e prodigioso dell'epoca. (Fonte).

Dall'ottimo blog BibliOdyssey una carrellata di incisioni in alta risoluzione di queste singolari figure.

Monstrum Marinum rudimenta habitus Episcopi referens
Monstrum tetrachiron alatum capite humano aurito

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