mercoledì 10 novembre 2010

La cappella Sistina del paleolitico

Si ricomincia e, in occasione del mio primo laboratorio di tecniche artistiche con i bambini cominciato appunto con l'arte rupestre, segnalo il sito ufficiale delle grotte di Lascaux, definite la cappella Sistina del paleolitico per la bellezza delle pitture rupestri. Dal sito è possibile compiere un viaggio virtuale nelle grotte, chiuse purtroppo per prevenire danni alle superfici. Mi rendo conto che è difficile, e forse anacronistico, parlare di stile e delineazione della figura, ma la qualità estetica è estremamente elevata. In basso alcune immagini dalla celebre sale dei Tori.



lunedì 8 novembre 2010

Cose da Moma

Questa pagina interattiva (in applicazione anche su ipad) realizzata dal Moma per accompagnare la mostra Abstract Expressionist New York, dal 3 ottobre 2010 all'11 aprile 2011 è molto ben strutturata in quanto ruota sui luoghi frequentati dall'artista a New York, con molte e utili informazioni (e che dire di questo pieghevole scaricabile dalle famiglie per fare attività didattica durante la visita?). Pensavo se si dovesse fare un'applicazione del genere anche per il Caravaggio a Roma quanto sarebbe più interessante e complessa? Purtroppo mentre in altre nazioni esaltano il poco che hanno noi facciamo crollare gli scavi a Pompei.


domenica 7 novembre 2010

Il crollo di Pompei: una questione ideologica

Riporto questa lettera aperta del professor Ettore Maria Mazzola pubblicata dal sito De Architectura in merito allo scempio di Pompei. (Le Foto).




****
Carissimi,
non vi nascondo che mi sento triste come se stessi scrivendo un messaggio di condoglianze.
Dopo il crollo della chiesa delle Anime Sante di L'Aquila, speravo che fosse chiaro oramai a tutti che il cemento armato non va d'accordo con le murature antiche ... sembrava che lo avevessero capito anche le soprintendenze. Nessuno ha mai smentito ciò che ebbi modo di scrivere 3 giorni dopo il sisma abruzzese.
Oggi siamo qui a dibattere se scrivere e come ... ma non vorrei che alla fine si scrivesse qualcosa che faccia sembrare che sia stato fatto solo per rivendicare il nome del "Gruppo Salìngaros" piuttosto che per rimpiangere un bene inestimabile che è andato perduto "grazie" all'ignoranza umana.
Abbiamo persone che ci amministrano, le quali preferiscono investire i nostri soldi per costruire il Maxxi (120.000.000 di Euro) e comprare una collezione di "opere d'arte" (60.000.000 di Euro) per dare un senso al "museo" di Zaha, pur sapendo che i nostri soldi dovremmo investirli per tutelare i monumenti che dovrebbero darci da campare con il turismo. 

E' venuto giù l'intonaco di una volta del Colosseo ed abbiamo scoperto che non avevamo i soldi per fare i lavori necessari ... anche "grazie" allo spreco di denaro per costruire (ed arredare) il Maxxi e il Macro; è venuta giù una parte della Domus Aurea, ed oggi la casa dei gladiatori, ma continuiamo a pensare a costruire una serie di edifici inutili concepiti per la società dello spettacolo, fondata sulla moda passeggera. Perché dobbiamo consentire ancora tutto questo?
Il cemento è un pessimo materiale, chi lo ha inventato non poteva conoscere i suoi effetti collaterali nel medio-lungo termine, tuttavia la Carta di Atene del '31 impose il suo utilizzo, e quello dei materiali sperimentali nel restauro dei monumenti ... si dicevano utili perché più resistenti e perché consentivano di riconoscere l'antico dal nuovo.
Oggi però, a distanza di tanti anni, tutti conoscono, specie nelle soprintendenze, ciò che il cemento armato ha provocato ai templi di Selinunte e di Agrigento, a Piazza Armerina, e via discorrendo, sicchè viene da sorridere - ma in realtà dovremmo piangere - leggendo che l'ex sovrintendente Guzzo abbia dichiarato che il crollo simile verificatosi a gennaio avrebbe dovuto imporre un monitoraggio!
Non un monitoraggio, bensì una sostituzione di tutti i restauri in c.a., avrebbe dovuto farsi sin da quando si è scoperto che quel maledetto materiale non ha nulla in comune con le strutture antiche, e che semmai le distrugge.
Il prof. Marconi racconta sempre della sua esperienza Pompeiana con la triste vicenda della Casa delle Nozze d'Argento ove l'impluvium venne a subire una sorte simile a quella dell'edificio odierno, grazie all'ottusità della sovrintendenza che si rifiutò di far realizzare (con soldi stranieri per giunta) la sostituzione della struttura in c.a. realizzata negli anni '50 con una nuova struttura in legno ... motivo del diniego? Sarebbe stato un falso storico!
Spesso le tragedie lasciano un profondo dolore, ma altrettanto spesso il sacrificio di qualcuno porta beneficio ai posteri. Mi auguro che quest'ennesimo scempio causato dall'idiozia umana serva da monito affinchè si possa finalmente vietare per legge l'uso del calcestruzzo armato, e ci aiuti a dimenticare per sempre l'ottusità del "falso storico".
Se non si fosse intervenuti per sostituire con travi in legno le travi in c.a. che negli anni '50 sostituirono quelle originarie della volta a carena palladiana, probabilmente tra un paio di anni avremmo dovuto rimpiangere per sempre la Basilica di Vicenza. Anche in questo caso dobbiamo dire grazie alla saggezza di Paolo Marconi che è stato consulente per questo restauro che consentirà ai posteri di godere della vista del simbolo di Vicenza.
Occorre rivedere di sana pianta l'insegnamento distorito che si è fatto negli ultimi 70 anni nella facoltà di architettura e di ingegneria, solo così sarà possibile garantirci una riformazione dei professionisti che dovrebbero sovrintendere ai beni culturali.
Per far questo sarà necessario non abbassare mai la guardia e premere affinché i media influenzino il corpo docente, ancora ottusamente ancorato ai dettami di Brandi e Pane per il restauro e di LeCorbusier e Bardi per l'architettura e l'urbanistica. L'avvento del Modernismo potè essere possibile anche e soprattutto grazie al bombardamento mediatico di riviste come La Casa Bella, Quadrante, Moderne Bauformen, L'Esprite Nouveau ecc. che, facendo il lavaggio del cervello alla classe docente dell'epoca, consentirono la messa al bando degli architetti tradizionali, da Frigerio a Brasini.
Sicchè oggi, 70 anni e passa di pessima gestione ideologica del nostro patrimonio, fanno sì che si debba invertire la rotta, ritornando ad operare come il buon senso aveva fatto in passato, costruendo e ricostruendo con gli stessi materiali e le stesse tecniche utilizzati dai costruttori originari degli edifici che necessitano interventi di restauro. Quella saggezza costruttiva e di restauro ci ha consentito di godere della fruizione di queste bellezze che il mondo ci invidia, non è più ammissibile che l'egoismo ideologico di una minoranza di tecnici, storici e critici possa continuare a distruggere il nostro patrimonio imponendo la lettura del nuovo e dell'antico.
Si rifletta inoltre sul fatto che quando si parla di restauro, se si va a leggere il dizionario o anche la legge 457, non si parla ci "conservazione" del bene, ma di ripristino dello stesso! Nelle soprintendenze si conosce solo l'idea di conservare (male), mai quella di "rimessa in vita" che il termine restauro prevederebbe.

Ettore Maria Mazzola

sabato 6 novembre 2010

Preziosità

Alcuni lo ritengono una truffa, altri un'opera eccezionale, altri ancora una geniale riflessione sul Valore nell'arte contemporanea. Stiamo parlando del celebre teschio di Hirst "For the love of God". Leggendo quest'articolo di Francesco Bonami su LaStampa ho voluto mettere in evidenza un possibile "anacronismo" che legherebbe il teschio di diamanti ad un'altra mirabile opera dell'arte moderna famosa per la sua qualità artistica e per la sua preziosità, la Saliera di Francesco I del Cellini. "Un’operazione di bieca comunicazione, dicono gli scettici moralisti. Mi chiedo se direbbero lo stesso della saliera d’oro di Benvenuto Cellini fatta nel 1543 per Francesco I di Francia, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna e assicurata per più di 60 milioni di dollari. Probabilmente no, anche se invece nel Rinascimento, re e duchi l’arte l’usavano proprio per comunicare il loro potere ai propri colleghi e rivali: se ne fregavano del successo di pubblico o se i propri sudditi, che spesso morivano di fame, avrebbero apprezzato o capito il capolavoro".



venerdì 5 novembre 2010

Moebius a Parigi

Dal 12 ottobre 2010 al 13 Marzo 2011 la FondazioneCartier per l'arte contemporanea a Parigi ospita la mostra MOEBIUS-TRANSE-FORME, la più significativa esposizione organizzata in Francia dedicata ai lavori di Jean Giraud, tra i più grandi fumettisti di tutti i tempi. La qualità della mostra si può intuire già "navigando" e interagendo con un inedito disegno su questo link: http://fondation.cartier.com/


E' per me l'occasione per segnalare di nuovo quest'artista (evidenziato già per l'incredibile visione di una Venezia Celeste), che considero tra i più grandi nel mondo dei fumetti, il cui stile surreale e onirico mi ha sempre colpito. Significativa la sua collaborazione con Alejandro Jodorowsky, sceneggiatore per diverse storie. Di seguito alcune immagini che volevo postare da tempo a testimonianza delle sue indubbie qualità e, in fondo, il primo episodio di Arzak Rhapsody, serie scritta, realizzata e animata da Moebius.



La serie dedicata a Jimi Hendrix










mercoledì 3 novembre 2010

Pasolini, Picasso e la GNAM


Bellissimo poemetto che vorrei segnalare sia perchè composto da uno dei miei scrittori preferiti, Pier Paolo Pasolini, sia perchè ambientato nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna, in occasione di una mostra su Picasso. Pasolini, che fu allievo di Longhi e non nuovo a considerazioni sul mondo dell'arte, coglie l'occasione di una riflessione sull'assenza del popolo nelle opere dell'artista per tracciare, col suo stile elegante e realistico, il ritratto molto attuale di un'Italia senza popolo, ovvero di una nazione sempre più distante dalla gente. Come sempre profetico. La poesia, da titolo Picasso, è tratta da "Le ceneri di Gramsci" (il libro intero su scribd


I
.. 
Nel tremito d'oro, domenicale  
di Valle Giulia, la nazione è calda,  
silenziosa: la sua innocenza è pari 
.. 
alla sua impurezza. Sembra arda  
di popolare gioia, ed è una noia  
irreligiosa che solare si sparge 
. 
sui floreali gessi e i gran ventagli  
degli scalini. Non è questo  
che l'atto in cui si sbriciola un'Italia 
. 
istituita, un anonimo ed onesto 
atto di civiltà... C'è chi lo compie  
tra le aiuole infuocate e il fresco 
. 
buio che le solca dai prorompenti  
pini di Villa Borghese, chi  
n'è riverberato nelle pompe 
. 
festive di Piazza di Spagna e si  
confonde in un brusio che trasale  
intorno monotono e stupendo: qui 
. 
è più acceso il senso di un'Italia  
vibrante in un'antica nota  
di pace, in una morte dolce come l'aria, 
. 
dove la classe più alta regna immota. 
. 
.
II
. 
E per la scalea l'anonimo, anima  
senza memoria, in un corpo immiserito  
da secoli di sogni umilmente umani 
. 
di borghese esperienza, ormai è mitico  
in questa domenica dorata  
che lo vede chiaro nel chiaro vestito. 
. 
Come d'improvviso appare ornata,  
la sua vita, di mite passione,  
e la sua mente (dominata 
. 
dentro il cuore dell'Istituzione  
dalla sua dignità dura e servile)  
come pare arda, immune testimone, 
. 
d'umile desiderio di capire... 
. 
.
III
. 
La prima tela dalla scorza intensa  
e ròsa, in un gemmante arabesco  
quasi artigiano, dipinta con terra 
. 
e nascosto fuoco: ancora fresco  
lo spirito del vecchio anteguerra  
vi mescola scandalo e festa, 
. 
l'abnorme del pensiero e il puro della  
tecnica, e ardente e affumicata  
la superficie i suoi toni inanella, 
. 
ceree corolle su zolla disseccata.  
Insegna della Francia più alta,  
quando il tramonto pareva un'infuocata 
. 
alba, e la disperazione espanta  
pena del creare, e il frantumarsi  
del secolo un suo disegno araldico. 
. 
.
IV
. 
Ma già gli spumeggianti e crudi figli  
in nuvole di biancore, in acciarini  
contorni, con purezza di gigli 
. 
e carnalità di cuccioli ferini,  
delineano pur nel lume di un'idea  
degna di Velásquez, pur nelle trine, 
. 
l'eccesso di espressione che li crea. 
. 
.
V
. 
L'espressione che sul pelo affiora  
del quadro, come da intimità viscerali,  
infetta di bruciante disamore, 
. 
e ne squassa la squama di tonali  
dolcezze, che, se resiste, e anzi  
irrigidisce, è per materiali, 
. 
inebbrianti cagli. Ma tra i balzi  
graffianti del pennello, la zona  
di quasi prativa luce, gli sfarzi 
. 
dei disaccordi, ecco l'Espressione: 
che s'incolla alla cornea e al cuore, 
irrichiesta, pura, cieca passione, 
. 
cieca manualità, impudico gonfiore  
dei sensi, e, dei sensi, tersa noia.  
A nient'altro che a questo ateo furore 
. 
poteva, nella cadente Francia, Goya  
cedere la sua violenza. Qui, a esprimersi,  
sono pura angoscia e pura gioia. 
. 
.
VI
. 
Dentro l'ordinata processione,  
orda del sentire e del fare,  
non del credere, paesaggi, persone 
. 
sono scheletri in cui corporeo appare  
il loro perduto essere oggetti: 
esprimerli è esprimerne il male. 
. 
La civetta patrizia con sul petto  
un avido verde o un viola che altro  
senso non ha che infiammare se stesso, 
. 
o nell'occhio uno sgorbio, folle e scaltro, 
a tradire; i fiori che s'incarnano 
a un feto o una seggiola e uno smalto 
. 
di toni che li incera nel composto  
ingranaggio; le spiagge dove gongola  
la gioia di un cadaverico agosto, 
. 
in cui l'inventare ha una mongola,  
monumentale libertà che nulla costa,  
una brutale libertà che il mondo 
. 
trasfigura per l'ignota forza  
che ha il vizio, che ha la voluttà  
dell'esibirsi: tutto porta 
. 
ad una calma furia di limpidità. 
. 
.
VII
. 
Quanta gioia in questa furia di capire!  
In questo esprimersi che rende  
alla luce, come materia empirea, 
. 
la nostra confusione, che distende  
in caste superfici i nostri affetti  
offuscati! La chiarezza che ne accende 
. 
le forme interne, li fa nuovi oggetti,  
veri oggetti, né conta, anzi è coraggio,  
benché delirante, che si rifletta 
. 
in essi l'onta dell'uomo che appannaggio  
fa dell'Uomo, l'onta dell'uomo più  
recente, questo, questo che con saggio 
. 
calore guarda evidenziata salire su  
nelle atroci lastre la figura  
di se stesso, la sua colpa, la sua 
. 
storia. Vede ridotte alla furia oscura  
del sesso le esaltanti repressioni  
della Chiesa, e dispogliata in pura 
. 
chiarezza d'arte la chiara ragione  
liberale; vede celebrata  
in riverberanti figurazioni 
. 
la decadenza della snervata  
borghesia ancora avida nel miope  
rimpianto e nel cinismo... 
. 
Ma che lietezza profonda e quieta  
nel capire anche il male; che infinita  
esultanza, che vereconda festa, 
. 
nell'accorata sete di chiarezza,  
nell'intelligenza, che compiuta attesta  
la nostra storia nella nostra impurezza. 
. 
.
VIII
. 
Poi ecco, colmo, l'errore di Picasso: 
esposto sopra le grandi superfici  
che ne spalancano in pareti la bassa, 
. 
fittile idea, il puro capriccio,  
arioso, di gigantesca e grassa  
espressività. Egli - tra i nemici 
. 
della classe che specchia, il più crudele,  
fin che restavi dentro il tempo d'essa 
- nemico per furore e per babelica 
. 
anarchia, carie necessaria - esce  
tra il popolo e dà in un tempo inesistente: 
finto coi mezzi della vecchia stessa 
. 
sua fantasia. Ah, non è nel sentimento  
del popolo questa sua spietata Pace,  
quest'idillio di bianchi uranghi. Assente 
. 
è da qui il popolo: il cui brusio tace  
in queste tele, in queste sale, quanto  
fuori esplode felice per le placide 
. 
strade festive, in un comune canto 
ch'empie rioni e cieli, borghi e valli,  
lungo l'Italia, fino all'Alpi, spanto 
. 
per declivi falciati e gialli  
frumenti - nei paesi della smarrita  
Europa - dove ripete i balli 
. 
e i cori antichi nell'antica  
aria domenicale  Ed è, l’errore,  
in questa assenza. La via d’uscita 
. 
verso l'eterno non è in quest'amore  
voluto e prematuro. Nel restare  
dentro l'inferno con marmorea 
. 
volontà di capirlo, è da cercare  
la salvezza. Una società  
designata a perdersi è fatale 
. 
che si perda: una persona mai. 
. 
.
IX
. 
Sfortunati decenni così vivi  
da non poter essere vissuti  
se non con un'ansia che li privi 
. 
di ogni quieta conoscenza, con l'inutile  
dolore di assisterne la perdita  
nella troppa prossimità... Muti 
. 
decenni, di un secolo ancor verde,  
e bruciato dalla rabbia dell'azione  
non trascinante ad altro che a disperdere 
. 
nel suo fuoco ogni luce di Passione.  
Le ultime stanze gremisce la pura  
paura espressa in cristalline zone 
. 
d'infantile e senile cinismo: scura 
e abbagliata l'Europa vi proietta 
i suoi interni paesaggi. E matura 
. 
qui, se più trasparente vi si specchia,  
la luce della tempesta; i carnami  
di Buchenwald, la periferia infetta 
. 
delle città incendiate, i cupi camions  
delle caserme dei fascismi, i bianchi  
terrazzi delle coste, nelle mani 
. 
di questo zingaro, si fanno infamanti  
feste, angelici cori di carogne: 
testimonianza che dei doloranti 
. 
nostri anni può la vergogna  
esprimere il pudore, tramandare  
l'angoscia l'allegrezza: che bisogna 
. 
essere folli per essere chiari. 
.
1953-

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