venerdì 22 ottobre 2010

La macchia

Un link che avevo smarrito e che riporto ora; anche se un po' in ritardo credo sia interessante leggerlo per non dimenticare il disastro immane della perdita di petrolio nel Golfo del Messico e per vedere la macchia da un altro punto di vista, nel suo valore simbolico. In questo senso ho accostato un'immagine della macchia d'olio con una celebre "macchia" dell'arte contemporanea, forse l'opera più angosciante di Pollock, The Deep (non a caso), del 1953.

Nelle ultime settimane due eventi si sono imposti all’attenzione internazionale per la loro portata, per ciò che hanno comportato e che purtroppo continueranno a comportare. Si è trattato di due drammatici eventi tra loro comunque diversi, che incarnano in maniera neanche troppo implicita significati simbolici e per certi versi “archetipici”. Si tratta, da un lato, della falla di petrolio che sta devastando un’intera aerea del Golfo del Messico, dall’altro lato del vulcano islandese Eyjafjallajkull che eruttando ha bloccato letteralmente il traffico aereo di tutta Europa.
Nel caso della tragedia ambientale del Golfo del Messico, nel quale sono stati riversati milioni di tonnellate di petrolio e che comporterà dei danni ancora oggi difficilmente calcolabili, il Male assume la forma della “macchia”, macchia nera e sporca che contamina la purezza degli ambienti paradisiaci del centro America. Ricoeur dedicò la sua attenzione al valore simbolico della macchia, archetipo che attraversa la storia e lo spazio essendo essenziale per numerose civiltà; nella macchia, si incarna nella fisicità il trascendentale, e soprattutto i monoteismi abramitici hanno riversato grande fiducia nella possiblità di rimuovere la macchia in corrispondenza della rimozione del peccato. La macchia di petrolio devastante è simbolo di una colpa? In realtà tale macchia non si limita a essere “immagine di…” ma è “distruttiva” per se stessa: è lei in sé a determinare la sciagura, perchè è capace di sterminare la fauna marina, di sconvolgere il ciclo naturale e di bloccare settori importanti dell’economia. Questa macchia perciò va oltre al valore meramente simbolico, perchè è lei stessa ragione del Male in senso empirico, come un cancro. Le cose sono ancor più complicate se riflettiamo sulla “colpa”: la macchia di petrolio può incarnare una colpa? A differenza del simbolo sopratutto cristiano della “macchia morale”, della “sozzura”, che Ricoeur evidenzia come la più efficace esteriorizzazione simbolica del peccato e che ha provocato l’identificazione di esso in uno “stato” che va “pulito” affinché si torni integri e nobili, la macchia di petrolio appare una commistione tra responsabilità umana e naturalità. Il petrolio è una sostanza della natura, e il suo “confondersi” con l’acqua può apparire ai nostri occhi una palese manifestazione dell’insensibilità umana, noncurante del pianeta che lo ospita. In realtà, si tratta della commistione, quella tra petrolio e mare, tra elementi naturali, natura con natura, che non sempre è fonte di quiete ma che spesso “deve” essere fonte di morte proprio per alimentare perpetuamente il motore della “vita”. In realtà, è proprio la potenza dell’immagine del petrolio come “macchia” che comporta una antropomorfizzazione che ci porta a ricondurre l’elemento petrolio alla sola dimensione culturale-umana.
Ma è proprio così? Bisogna tener conto nella sciagura dell’imperizia e della trascuratezza di tecnici, manager e ingegneri del pozzo della compagnia petrolifera BP, perciò quella macchia riflette una colpa a tutti gli effetti, relativa all’avidità umana che è causa di sciagure di cui lui stesso in persona pagherà le conseguenze, non tanto “la natura” in senso astratto e metafisico, quale entità di cui pensiamo di conoscere lo stato di salute e quello di malattia. (continua)



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