mercoledì 27 maggio 2009

I Sogni di Kurosawa-Van Gogh

Entrambi si sono dedicati alla bellezza, (quella della natura è la più somma ed utopica), e nel senso tragico dell’esistenza l’hanno cercata attraverso visioni e mancanze; l’uno con pennelli densi come la pece, l’altro con una macchina da presa priva di retorica; sono Vincent van Gogh e Akira Kurosawa, accumunati, oltre che dall’amore per il dato naturale fine a se stesso, in quanto bellezza, da questo episodio, girato dal grande regista giapponese ed inserito nel film “Sogni” del 1990.




L’episodio in questione si intitola “Corvi”; il protagonista (alter-ego del regista), osservando le opere dell’artista si ritrova nel suo mondo e nei suoi dipinti e lo cerca (il “Ponte levatoio” è ricostruito infatti com’è nel quadro, e non com’è nella realtà); lo troverà intendo a dipingere sotto un sole a picco: “Questo luogo trascende la realtà – dirà Van Gogh (interpretato da Martin Scorsese) – il paesaggio pittoresco non fa mai un dipinto; se ti concentri ed osservi tutto nella natura ha una sua Bellezza…e in quella bellezza naturale io mi perdo dentro…e poi, come in un sogno, il paesaggio si dipinge da solo, per me…io mi nutro di questo scenario naturale, lo divoro tutto, totalmente…e quando ho finito il quadro è davanti a me, completo…dopodiché ho dentro di me il vuoto assoluto” (del resto l’artista fu molto attratto dall’arte giapponese così attenta alla Natura e capace di raffigurarla con una poetica unica e intimistica). Dopo una corsa materiale nelle sue opere, lo ritrova mentre si incammina per un campo di grano (quello del suo ultimo dipinto completo). Un folle volo di corvi annuncia visivamente il suo suicidio. Il protagonista, ritornato nella realtà, non può che togliersi il cappello con rispetto, ammirazione e venerazione per un uomo arrivato così vicino al Sole da bruciarsi e cadere. (qui il doppiaggio in Italiano).

La Natura, immensa e insondabile, indagata con gli occhi del regista-pittore, non può che essere rivelazione dell’assoluto ma, in quanto negazione di senso e di scopo, meccanicisticamente annichilire chi si avvicina alla sua essenza. L’unica strada, per il regista, sarà rivelata nell’ultimo episodio “Villaggio dei mulini” dove un vecchio centenario (quasi un invecchiato Van Gogh) spiega in modo assai semplice come amare la Natura significa rispettarla, vivere in semplicità e in umiltà godendo l’attimo del qui e ora, senza sovrastrutture e senza egoismi. Accettare e considerare la “morte” come il naturale passaggio che conduce al mondo degli dei e soprattutto usare l’acqua per far girare le ruote dei mulini e far scorrere la vita.

Kurosawa-van gogh
Resta alla fine, oltre che la magia della splendida regia (visivamente molto poetica), in episodi costruiti come sogni notturni di ricordi, desideri, rimorsi, timori, regole introiettate, materiale quotidiano, pensieri, ma anche incubi ed angosce, un senso di singolare Bellezza: come dice anche Kurosawa, infatti, “Ho un culto spiccato per la bellezza. Penso che un bel film deve avere questa qualità misteriosa che è la bellezza cinematografica, un misto di perfezione e di emozione profonda che spinge la gente ad andare al cinema e la tiene inchiodata alla sedia”.

Episodio di grande fascino, anche solo prettamente estetico, riprende un desiderio inconscio che non so a quanti di voi sia mai venuto: essere in un quadro di Van Gogh, o meglio, vedere il mondo col filtro della sua mente capace di trasfigurarlo in un’onda di linee e colori. A me, che spesso ho immaginato questo motivo, ha molto colpito. Aspetto con curiosità i vostri commenti e giudizi. Nel farlo, vi lascio con quest’altro spezzone dal film “Al di la dei sogni” (segue dalla parte 3; min. 8) che chiarisce perfettamente e visivamente cosa significherebbe abitare nel mondo della mente di Vincent.



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